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Membr., cc. III + 84, mm. 250 × 195. P. Terentius A., "Andria", "Eunuchus", "Heautontimorumenos", "Adelphoe", "Hecyra", "Phormio" (precedute dall’epitaffio e dalla vita del poeta). Segnatura della parva libraria: II 2. Sottoscritto dal B. (c. 84r). Databile alla prima metà degli anni ’40, ad eccezione degli aneddoti su Omero (c. 84v), aggiunti intorno al 1350; successivo all’incontro con Leonzio Pilato (1360) il testo greco in calce alla medesima carta. Di mano del B. anche: frequenti postille e notazioni interlineari coeve alla copia o leggermente posteriori, maniculae (ad es. c. 2v), piccole graffe (ad es. c. 63r) e la testina in margine alla c. 53v. Appartenuto a Vincenzio Borghini.
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Membr., cc. I + 178 + I, mm. 235 × 165, secc. XII e XIII. P.P. Statius, "Thebais" (con il commento di Lattanzio Placido). Segnatura della parva libraria: VIII 9. Di mano del B. soltanto le cc. 43, 100, 111, 169, integrate intorno al 1340-1345 da un esemplare privo del commento. Da attribuire al B. anche notabilia, maniculae e glosse alle cc. 22v, 23v, 40v, 75v, 88r, 99r, 110v, 111r, 128r, 136v, 145v e le due testine disegnate in margine alle cc. 23r e 126v. Varie postille apposte da lettori precedenti (secc. XIII e XIV).
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Membr., cc. IV + 73 + IV, mm. 285 × 210. Testi latini di vari autori classici e medievali. Sottoscritto dal B. (c. 16v). Vergato tra il 1338 e il 1348, con aggiunte piú tarde (ad es. c. 26r), formava originariamente un solo volume con il Laurenziano Plut. 29 8 [ALI 1824]. Di mano del B. anche: iniziali semplici brune (ad es. c. 1r), maniculae e graffe decorate o meno con elementi fitomorfi (ad es. cc. 9v, 12v), fiorellini (ad es. c. 35v); glosse, d’autore o di tradizione (marginali e interlineari). Sporadiche note di lettura di una mano del secolo XV (ad es. c. 2r). Appartenuto nel sec. XVI ad Antonio Petrei, che redasse l’indice (c. IVv) e appose la sua nota di possesso (c. IVr e c. 1r).
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Membr., cc. I + 78, mm. 280 × 210. Testi latini di vari autori classici e medievali, oltre ai seguenti scritti del B.: "Epistole", I-IV e VI, "Allegoria mitologica", "Postquam fata sinunt", "Faunus" (I redazione), "Elegia di Costanza". Possibile collocazione nella parva libraria: IV 2. L’intero ms. è di mano del B. e costituiva una sola unità codicologica con il Laurenziano Plut. 33 31 [ALI 1825]. Copiato in tre diverse fasi: ante 1330 (cc. 26r-45r), ante 1334 (cc. 2r-25v), 1338-1348 (cc. 46r-77r); la c. 45v con ogni probabilità risale al 1367. Di mano del B. anche: disegni astronomici (cc. 2r-5r, 6v-7r, 8v, 10r, 11v, 13, 17v-18r, 22r, 24v), iniziali semplici brune (ad es. c. 46r), richiami decorati di fine fascicolo (ad es. c. 9v); glosse, d’autore o riprese dalla tradizione esegetica precedente, in margine e in interlinea. Rare note di lettura di mani dei secoli XV e XVI.
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Membr., cc. 8 (mutilo), mm. 220 × 150. Giuseppe di Exeter, "Ylias Frigii Daretis" (I 1-387). Databile attorno al 1355. Di mano del B. anche la manicula in margine alla c. 3r.
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Membr., cc. I + 141 + I’, mm. 275 × 195. Caduta una carta tra le attuali 137 e 138 e, con ogni probabilità, le due carte finali dell’ultimo fascicolo. "Teseida". Databile attorno agli anni 1345-1350. Di mano del B. anche: frequenti postille e notazioni interlineari coeve alla copia o piú tarde; la manicula, accompagnata da graffa, nel margine sinistro della c. 33v, il disegno astronomico alla c. 18v, la cornice floreale in cui è inscritta la “F” di “Fiammetta” alla c. 64v. Di dubbia paternità boccacciana il disegno posto nella metà superiore della carta incipitaria raffigurante l’autore (assegnato al B. dalla Ciardi Dupré dal Poggetto); lasciati in bianco gli altri spazi destinati alle illustrazioni. Interventi marginali di mani dei secc. XIV, XV e XVI. Appartenuto nel sec. XIX all’erudito francese Stefano Audin, passò poi alla biblioteca di Lord Vernon.
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Membr., cc. I + 97 + I’, mm. 250 × 195, secc. XII e XIV. M.A. Lucanus, "Bellum Civile". Segnatura della parva libraria: II 12. Attribuibili al B. solo il «Nota» a c. 66v (segnalatoci da Silvia Finazzi), una manicula (c. 19r), una testina d’uomo barbuto (c. 23r), forse la variante «vel Teutaces» (c. 6r) e la nota in scrittura sottile «Et nos eo more processiones facimus» (c. 8r). Il corpus principale di glosse, derivato per lo piú dal commento di Anselmo di Laon, erroneamente attribuito al B. da Romano, si deve in realtà ad una mano anteriore. Appartenuto nel sec. XVI ad Antonio Petrei.
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Membr., cc. I + 57 + II’, mm. 220 × 145, sec. XII. D.I. Iuvenalis, "Satyrae". Segnatura della parva libraria: II 6. Di mano del B. solo le maniculae alle cc. 22r e 34r. Postille e notabilia di mani piú tarde. Appartenuto nel sec. XVI ad Antonio Petrei.
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Membr., cc. VI + 277 + V’, mm. 340 × 255, sec. XIII (prima metà). L. Apuleius, "De magia", "Metamorphoseon libri", "Floridorum libri". Proveniente dal monastero di Montecassino, passò per un periodo nello scrittoio del B., sicuramente già a partire dagli anni ’30, e contiene alcuni suoi marginalia: brevi annotazioni paleograficamente databili agli anni ’40 (ad. es. le postille introdotte da «Nota» nel margine superiore della c. 37), maniculae (ad es. cc. 3v, 6r, 30v, 45v, 52v, 77r), fiorellini e graffe (ad es. cc. 29v e 52v); forse autografa anche una testina disegnata nel margine di c. 6v. Numerose annotazioni di Zanobi da Strada in tutto il codice (ad es. c. 24v), alcune delle quali precedentemente attribuite da Casamassima e Vio erroneamente al B. (ad. es. le postille e i notabilia lasciati alle cc. 39v-54r); da assegnare a Zanobi anche lo "Spurcum additamentum" a "Metamorphoseon libri", X 21 (c. 66r), insieme alle rubriche «APULEJ META.I.» (c. 24r) e «APULEI PLATONICI FLORID(ORUM) LIB(ER).I.» (c. 73v), che la Rafti aveva proposto di assegnare al B. (cfr. per quest’ultimo punto la parte finale della sezione introduttiva della scheda). Annotazioni di Pietro Piccolo da Monteforte (ad es. c. 63r) e di altre mani del XIV secolo; nel margine inferiore di c. 79v si legge «F. Aretin(us)», vergato in una minuscola cancelleresca databile tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
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Membr., cc. III + 191 + III’, mm. 278 × 183. Dante, "Commedia" (con gli argomenti in terza rima del B.); carme "Finis adest longi Dantis cum laude laboris". Databile alla prima metà degli anni ’60, in origine era unito probabilmente in unico volume con il Chig. L V 176 [ALI 1818]. Di mano del B. anche: rare notazioni in margine con lezioni alternative (ad es. p. 6) e correzioni (p. 43). Frequenti postille attribuite a Iacopo Corbinelli (ad es. p. 1) e sporadici interventi di altre mani dei secc. XV e XVI.
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Membr., cc. IV + 79 + II’, mm. 267 × 182. "Vita di Dante" (II redazione); Dante, "Vita nuova"; Cavalcanti, "Donna me prega" (con glossa garbiana); carme "Ytalie iam certus honos"; Dante, 15 canzoni; Petrarca, "Rerum vulgarium fragmenta" (forma Chigi). Databile alla prima metà degli anni ’60 (ad eccezione dell’inserto cavalcantiano, da assegnare alla fine del decennio), con ogni probabilità costituiva una sola unità codicologica con il Chig. L VI 213 [ALI 1820]. Di mano del B. anche: sporadiche notazioni in margine con lezioni alternative (ad es. c. 52v) e correzioni (ad es. c. 34v); semplici motivi decorativi di chiusura di pagina (ad es. c. 47r), fiorellini (ad es. c. 10r), graffe (ad es. c. 11v). Appartenuto a Iacopo Corbinelli, reca numerose sue postille marginali (ad es. c. 1v), insieme a note di altri lettori dei secc. XV, XVI, XVII.
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Membr., cc. I + 112 + I’, mm. 371 x 266. Caduti tre fascicoli; carta incipitaria integrata all’inizio del sec. XV. "Decameron". Databile attorno al 1370. Di mano del B. anche: frequenti correzioni o varianti alternative in margine o in interlinea, alcune in scrittura dal ductus posato (ad es. alla c. 2r), altre in scrittura sottile a penna rovesciata (ad es. alla c. 27r); piccoli motivi decorativi di forma floreale aggiunti al termine di alcune novelle (ad es. alla c. 12v), due maniculae (alle cc. 65v e 88r), tredici figurine a mezzo busto raffiguranti novellatori e protagonisti delle novelle che racchiudono i richiami di fine fascicolo (cc. 8v, 16v, 23v, 31v, 39v, 47v, 55v, 63v, 71v, 79v, 87v, 95v, 103v). Porzioni di testo ripassate nei secoli successivi hanno generato talvolta lezioni erronee (che alimentarono per lungo tempo dubbi sull’autografia). Numerose postille, risalenti ai secoli XIV-XVI, attribuibili a dodici mani diverse, tra cui quelle di Pietro Bembo (alla c. 33r) e forse Angelo Colocci (alla c. 78v).