Storia

Nel testamento datato 28 agosto 1374, Giovanni Boccaccio lascia in eredità la casa certaldese, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, al fratello Iacopo. Dopo questa data non abbiamo più notizie delle vicende e dei passaggi di proprietà della casa di famiglia. Fino al 1821, quando, Carlotta de’ Medici, vedova Lenzoni, in omaggio a Lord Byron, che nei versi del IV canto del Childe’s Harold Pilgrimage, aveva denunciato la distruzione della tomba del poeta, acquista due case dal carbonaio Luigi Viti.
Qualche anno dopo, la marchesa, gli restituisce la prima e provvede, nel 1826, ai lavori di ristrutturazione e arredamento della seconda, ritenuta la vera casa di Giovanni Boccaccio. In questo stesso anno, fa eseguire dal pittore fiorentino Pietro Benvenuti, l’affresco raffigurante Boccaccio al suo tavolo da lavoro. Con testamento in data 1 dicembre 1839, Carlotta Lenzoni cede la casa allo Stato disponendo che il lascito abbia effetto solo dopo estinta la sua discendenza maschile. Gli eredi Lenzoni, tuttavia, anziché consegnare l’immobile all’Amministrazione Patrimoniale dello Stato, nel 1940 lo affidano all’Associazione Pro Certaldo, previe intese con la Real Soprintendenza alle Gallerie di Firenze. Grazie ad un contributo di £. 50 000 del Capo del Governo, l’Associazione Pro Certaldo aveva provveduto, già nel 1938, a restaurare, arredare e ospitare in tre vetrine una collezione di testi e studi di Boccaccio dono di  Domenico Tordi. Il primo settembre dello stesso anno, la Pro Certaldo acquista, per donarlo allo Stato, l’immobile Viti che la Lenzoni aveva restituito, essendo risultato esso la vera casa di Boccaccio, per fare in modo che insieme a quello di proprietà Lenzoni fosse adibito a museo e biblioteca.

Il 15 gennaio 1944, in seguito a un bombardamento aereo, la casa di Boccaccio viene quasi completamente distrutta, rimanendo illesa solo la parete con l’affresco di Pietro Benvenuti. Nell’immediato dopoguerra si procede alla ricostruzione su iniziativa della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, che si fa carico dei lavori. Tuttavia la scarsità di finanziamenti provoca varie e lunghe sospensioni creando un diffuso malcontento che l’Associazione Pro Certaldo interpreterà rivolgendo pressanti istanze all’Ente appaltante per una soddisfacente conclusione.  A ciò si aggiunge la controversia tra il Genio Civile e la Soprintendenza che, nell'esercizio della sua funzione di Alta sorveglianza, avanzando riserve sull'esecuzione delle opere e sul rispetto dei progetti, porterà al fermo del cantiere. Dopo sei anni dall’inizio della ricostruzione è ancora la Pro Certaldo, alla quale si è ora aggiunto l’Ente Provinciale del Turismo di Firenze, a invocarne il definitivo compimento, che si realizzerà solo nel 1954. L'ordine del giorno del 6 ottobre 1957, in occasione delle celebrazioni per la riapertura della casa di Boccaccio così recita: "Gli studiosi italiani e dei vari Paesi d'Europa e d'America, convenuti a Certaldo per celebrare solennemente la riapertura della casa del Boccaccio e la sua destinazione a fini culturali, fanno voto che presso l'edificio sacro al più grande narratore europeo sia opportunamente riunita una collezione di studi critici riguardanti Boccaccio, sia costituita una raccolta di riproduzioni dei manoscritti boccacceschi conservati in tutte le biblioteche del mondo, e siano pubblicati periodicamente volumi di "Studi sul Boccaccio" che accolgano anche un'esauriente sezione bibliografica". É così che alla fine del 1957, sotto la spinta dell'avv. Bruno de' Peverelli, con l'appoggio della Presidenza del Consiglio, del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'Ente Provinciale del Turismo di Firenze, della Direzione Generale per le Accademie e le Biblioteche e di quella per le Antichità, nasce l'Ente Nazionale Giovanni Boccaccio. In occasione della riapertura della casa, veniva designato Giuseppe Fontanelli alla tutela e alla manutenzione della stessa, all'ordinamento e all'incremento della nascente biblioteca.

Nel settembre 2005 la Casa è costretta a sospendere l’attività museale per affrontare radicali lavori di manutenzione straordinaria e di risanamento conservativo dovuti sia al deperimento di alcuni elementi costruttivi critici sia all’introduzione di nuove disposizioni legislative e normative in materia di sicurezza. Dopo una fase diretta al reperimento dei fondi necessari si passa all’esecuzione degli interventi. Sotto questo aspetto un contributo significativo viene fornito dalla Soprintendenza ai Beni architettonici di Firenze, che provvede, con la procedura della somma urgenza, al ripristino delle coperture le cui condizioni, statiche e manutentive, sono emerse in tutta la loro gravità al momento dello smontaggio del manto e delle orditure lignee. Con il sostegno del Comune di Certaldo e delle Fondazioni Bancarie (Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze) è stato possibile, poi, intervenire sull’adeguamento tecnologico e impiantistico e sulla ricostruzione della scala interna alla torre ripristinando un affaccio panoramico di particolare valore paesaggistico e culturale. A questi interventi si aggiunge infine un nuovo sistema di accessi della Casa di Boccaccio. La casa nella sua nuova veste ha aperto al pubblico il 21 dicembre 2007, in occasione della commemorazione della morte del Poeta certaldese.

Nel 2004 durante il convegno Giardini celesti, giardini terresti, organizzato dall'ENGB nella casa di Boccaccio, fu avviato un progetto di valorizzazione della corte adiacente all'edificio. Si trattava di realizzare un giardino, di gusto contemporaneo, ispirato a quello narrato da Boccaccio nelle sue diverse opere, in particolare nell'introduzione alla terza giornata del Decameron. Il progetto è stato completato nel 2011 e inaugurato il 29 aprile dello stesso anno.

" Appresso la qual cosa, fattosi aprire un giardino che di costa era al palagio, in quello, che tutto era da torno murato, se n’entrarono; e parendo loro nella prima entrata di maravigliosa bellezza tutto insieme, piú attentamente le parti di quello cominciarono a riguardare. Esso avea dintorno da sé e per lo mezzo in assai parti vie ampissime, tutte diritte come strale e coperte di pergolati di viti, le quali facevano gran vista di dovere quello anno assai uve fare: e tutte allora fiorite sí grande odore per lo giardin rendevano, che, mescolato insieme con quello di molte altre cose che per lo giardino olivano, pareva loro essere tra tutta la spezieria che mai nacque in Oriente. [...] Nel mezzo del quale; quello che non è meno commendabile che altra cosa che vi fosse, ma molto piú; era un prato di minutissima erba e verde tanto, che quasi nera parea, dipinto tutto forse di mille varietá di fiori, chiuso dintorno di verdissimi e vivi aranci e di cedri, li quali, avendo i vecchi frutti ed i nuovi ed i fiori ancora, non solamente piacevole ombra agli occhi, ma ancora all’odorato facevan piacere. Nel mezzo del qual prato era una fonte di marmo bianchissimo e con maravigliosi intagli iv’entro, la quale, non so se da natural vena o da artificiosa, per una figura che sopra una colonna nel mezzo di quella diritta era, gittava tanta acqua e sí alta verso il cielo, che poi non senza dilettevol suono nella fonte chiarissima ricadea, che di meno avria macinato un mulino. La qual poi; quella dico, che soprabbondava al pieno della fonte; per occulta via del pratello usciva, e per canaletti assai belli ed artificiosamente fatti fuor di quello divenuta palese, tutto lo ’ntorniava [...]" (Decameron, Introduzione alla terza giornata).